Psicologia
Donna
“UNA MADRE E UNA FIGLIA”

“Non voglio essere come mia madre! Non voglio ripetere i suoi stessi errori…” Le donne che cercano ostinatamente di differenziarsi dalla loro madre, nella maggior parte dei casi, sono proprio quelle che le assomigliano di più sia fisicamente che psicologicamente. ”Mia madre è stata aggressiva, lontana, poco empatica…ed io? sicuramente sono dolce, comprensiva con mia figlia, io non invado i suoi spazi come mia madre ha fatto con me!”…Ma siamo sicure che non ci stiamo illudendo? Siamo certe di avere gli strumenti per osservarci in profondità?” La mamma trasmette il proprio bagaglio di vissuti, di esperienze, contraddizioni, conflittualità ma anche la propria capacità di riconoscenza, di accettazione dell’altro, di gratitudine… è inevitabile assorbire gli ingredienti principali del suo essere. Mentre per il figlio maschio la figura materna è “diversa” da lui, per le femminucce è “simile” e il tipo di dipendenza originaria assume una risonanza maggiore. La ragazza avrà bisogno di compiere il passaggio da figlia a donna e recuperare uno spazio fisico e psichico proprio, libero dai condizionamenti materni. In questo momento delicato, molte mamme possono sentirsi escluse dalla vita della figlia e mettono in atto meccanismi che ritardano o addirittura ne ostacolano la crescita, intromettendosi nei suoi rapporti (considerati appunto disturbanti) e mantenendo così il controllo, con la scusa di proteggere la figlia da pericoli e devianze. In questo caso il dominio materno si esprime nella sua caratteristica più prepotente: il rifiuto della separazione!. Tutto ciò che può “minacciare” il rapporto madre-figlia viene sistematicamente attaccato, allontanato, con tutti i mezzi a disposizione tra cui il “senso di colpa”, scelto come arma principale del combattimento. Ogni volta che la figlia tenterà di ribellarsi, pagherà con una angoscia profonda che le costerà sofferenza e che non le darà tregua anche per gli anni a venire. Solo quando una figlia avrà costruito la propria identità, differenziandola dalla propria figura materna, solo quando avrà combattuto per difendere il proprio spazio, sia fisico che psichico e si sarà conquistata la libertà di intraprendere la propria vita senza troppi condizionamenti del suo passato, solo allora potrà riconoscere e accettare l’amore “imperfetto” della propria madre, vivendone appieno tutte le sfumature, anche quelle più scomode e dolorose. Ogni rapporto madre-figlia è speciale, unico pur con tutte le sue difficoltà, conserva dentro sé quel particolare fascino dell’essere contemporaneamente simili e diverse e senz’altro vale la pena viverlo fino in fondo. Quando la propria mamma non c’è più rimane un vuoto, niente e nessuno potrà colmarlo, si continuerà a cercala ovunque, tra le pagine di un libro, in alcune scene di un film, nel profumo di un detersivo, in una ricetta di una torta salata o nei modi di dire o di fare di una zia o di altre persone che l’hanno vissuta durante la sua giovinezza. A volte capita anche a me di sognarla la mia mamma e, grazie alla dimensione onirica, riesco ancora ad incontrarla e a riempirmi di quella sensazione di averla vicina seppur per qualche istante. Mia mamma era ancora giovane l’ultima volta che ho avuto la gioia di stringerla a me, a volte penso che presto compirò i suoi stessi anni e poi forse diventerò anche più grande di lei…solo ora mi accorgo che mi piacerebbe tanto assomigliarle, essere esattamente come era lei, addirittura fare i suoi stessi errori perché sono convinta che lei, Ebe, così si chiamava la mia mamma, era migliore di me in tutto.

Un quadro di Margarita Sikorskaia


Dott.ssa Mariacandida Mazzilli
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli