Psicologia
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MA COSA E' LA LIBERTA'?


Sono nata in una città dove c’è il mare, ancora oggi mi incanto a guardarlo.  Fin da piccola avevo l’abitudine di correre in spiaggia nei momenti più difficili, specialmente quando mi sentivo intrappolata, imprigionata in qualcosa. Bastava osservare il mare per qualche minuto e quella brutta sensazione di oppressione svaniva. Il mare non ha un confine, non ha orizzonte, non ha un limite, per questo motivo ho sempre pensato fosse l’immagine della libertà. Forse per molti, non solo per me, il mare rappresenta la libertà!. Probabilmente la libertà ha a che fare con un’esperienza di un’assenza di un limite costrittivo. Ma se mi trovassi sola in mezzo al mare? Di certo avrei paura,  mi sentirei disorientata, avrei nostalgia della terra, di casa, della spiaggia, di quel limite, di quel confine che prima mi infastidiva e mi appesantiva. Non possiamo navigare completamente verso la libertà più pura dove non ci sono confini altrimenti rischieremmo di sentirci soli, travolti dall’angoscia. Andare verso la libertà è una scelta, è una responsabilità che ha un peso, non è qualcosa di leggero. Scegliere la libertà vuol dire prenderci la responsabilità delle nostre  scelte, decidere di andare in mezzo al mare e fare un’esperienza sconvolgente, spaesante. Proprio perché questo tipo di esperienza porta con se un notevole bagaglio di angoscia,  diventa difficile a volte sceglierla la libertà ma si preferisce la prigione, bloccarci cioè in quei contesti che ci fanno sentire incastrati e imprigionati. Questo è il caso del disagio delle dipendenze per esempio. Intendo tutti i tipi di dipendenza: dipendenza da alcool, da gioco, dal cibo, dal sesso, anche la dipendenza affettiva etc. Cosa succede nel meccanismo della dipendenza? Si tende a rifiutare l’esperienza della libertà. In una coppia lei si sente soffocare, non riesce ad essere se stessa, non sopporta più i comportamenti svilenti e aggressivi del partner ma nonostante questo non ce la fa ad allontanarsi da lui, anzi, temendo di essere abbandonata, si mostra più amorevole e assoggettata a lui. Se ci pensiamo bene è un paradosso…cioè proprio quando abbiamo bisogno di andare verso la libertà perché ci sentiamo intrappolati, è proprio allora invece che desideriamo rimanere in prigione!. I bimbi, durante l’età evolutiva, sentono la necessità di esplorare il mondo, di conoscere ciò che è diverso dallo spazio genitoriale cioè desiderano esperienza di libertà. In questo periodo esplorativo sarà la figura genitoriale a contenere un pò l’esperienza di libertà del figlio e a porre necessariamente dei confini. In adolescenza poi non ne parliamo, l’esigenza di fare esperienza di libertà diventa una necessità vitale, inevitabile il conflitto con il proprio genitore. Tutti i figli hanno diritto alla rivolta contro i loro genitori, fa parte del mestiere di figlio criticare le regole genitoriali. Se il mestiere di figlio è quello di entrare in conflitto con i genitori, il mestiere di un padre e di una madre sarà quello di non  non  entrare in conflitto con il figlio ma quello di supportare il conflitto, rifiutare la simmetria, non rispondere all’aggressività del figlio ponendosi sullo stesso suo piano. Quando un padre/madre rifiuta o teme la libertà del figlio può voler rivelare che sta detestando la giovinezza del figlio. Il compito fondamentale di un genitore dovrebbe essere quello di dare in dono la libertà. Il genitore che dà fiducia al figlio, anche se non sa bene dove il figlio voglia andare, capisce che l’esigenza di libertà del figlio sia una esigenza giusta. Il padre/madre che abbraccia e accoglie il figlio dopo che questi è tornato dalla sua esperienza di libertà, dimostra di amare profondamente il figlio e nel momento dell’abbraccio, sarà il figlio a rendersi conto di aver sbagliato ad interpretare la legge genitoriale come un’espressione repressiva della sua libertà. Un genitore sufficientemente buono è quello che ama essere superato dal figlio. L’ essenza della libertà sta nel riconoscere che, senza l’altro,  siamo condannati alla prigione. Noi abbiamo bisogno di appartenere ad una famiglia in senso lato, cioè  abbiamo bisogno di una storia, di una memoria condivisa, di un’identità di gruppo, di legami primari. Da soli non possiamo metterci in salvo, abbiamo sempre bisogno di essere con l’altro. Però nel contempo abbiamo bisogno anche della nostra libertà individuale, rimanere unicamente nel nostro gruppo di appartenenza non può soddisfarci interamente! Quando ci ammaliamo di dipendenza affettiva, ci mettiamo completamente nelle mani dell’altro rifiutando la nostra libertà, ci poniamo come un oggetto passivo nelle mani del nostro carnefice. Perché lo facciamo? Perché in cambio abbiamo la garanzia di non essere soli e responsabili della nostra libertà. Il grande fascino della schiavitù, o meglio ancora, il grande fascino della dipendenza sta nella liberazione dalla solitudine. Nel momento in cui il bambino incomincia ad esplorare lo spazio, a camminare ,a muoversi, sperimenta qualcosa che lo appassiona ma al tempo stesso vive la perdita della protezione, dell’accudimento del genitore. E questo senz’altro è un bene! La dipendenza è una grande regressione dalla vita adulta alla vita infantile. Il tornaconto della regressione psichica è la tutela nell’altro. E’ realmente libero chi non conosce tutela nell’altro!. E per voi che cosa è la libertà?.

Un quadro di Ebe, mia madre.

Dott.ssa Mariacandida Mazzilli
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli