Psicologia
Donna

LA GRATITUDINE


La gratitudine è un forte collante tra le persone, crea rapporti solidi e pieni di calore. La gratitudine è un sentimento che arricchisce la vita, non la impoverisce. Veniamo al mondo grazie ai nostri genitori, sarebbe impossibile nascere da soli, abbiamo bisogno dell’altro per esistere. Potremmo partire proprio da qui, dal prendere in considerazione il concetto della nascita e pensare di essere grati anche solo per avere ricevuto in dono la vita…che poi non è certo cosa da poco! La vita umana è innanzitutto rapporto con gli altri. Quando un paziente parla di sé in realtà non parla mai di se stesso e basta ma parla di sè con gli altri, parla degli altri, del suo modo di relazionarsi agli altri. Raccontiamo noi stessi sempre parlando dell’altro. La gratitudine non è altro che la forma più nobile che un rapporto possa raggiungere. Quando viviamo qualcosa di emozionante o quando vediamo un bel film, un bel panorama, abbiamo bisogno di condividerlo con qualcuno. La felicità è condivisione. La gratitudine è esperienza di condivisione. A volte i rapporti genitori figli non conoscono la gratitudine, sono rapporti che si consumano nell’odio, nel conflitto, nello scontro continuo, solo la gratitudine può salvare il legame tra un genitore e un figlio. Quando possiamo essere grati ai nostri genitori? Quando riusciamo a vederli nella loro fragilità, riconoscendo l’umiltà del proprio padre o della propria madre. Il vero dono è dare all’ altro ciò che noi non abbiamo. Dare quello che abbiamo è semplice, non ci costa molto. Per una madre dare il latte del proprio seno potrebbe essere vissuta come una necessità, una consuetudine, immaginiamo invece una madre che abita in uno di quei paesi poveri dell’Africa che dona al proprio figlio un pezzo di pane privandosene. Questa è un’esperienza autentica del dono d’amore. Questo pezzo di pane non è un semplice pezzo di pane ma rappresenta l’amore verso l’altro. Ci sono genitori che danno ai figli solo cose, oggetti ma i veri doni a volte sono fatti di niente. Le pazienti anoressiche si rifiutano di mangiare, dicono no al cibo, dicono no all'assenza affettiva dei genitori, con questo sintomo dell’anoressia comunicano profondamente di desiderare l’amore del proprio genitore, rifiutando quei doni fatti di cose, oggetti, cose, soldi. Ricevere qualcosa non vuol dire sentirsi subito in debito nei riguardi di chi ci ha voluto donare qualcosa, ringraziare per dovere di farlo non ha niente a che vedere con il sentimento autentico della gratitudine. Sentirsi liberi di essere grati accade solo quando sentiamo vicina quella persona che ci ha donato qualcosa, la riconosciamo come parte di noi, non ci aspettiamo nulla in cambio, solo il piacere di aver condiviso un’emozione di calore e di quell’affetto che ha avuto il potere di incollare due anime in un momento particolare della vita. Con la gratitudine abbiamo il potere anche di incollare noi stessi alla parte più autentica di noi stessi: valorizzare le cose più semplici della vita guardandole con umiltà e semplicità, essere grati a noi stessi per aver provato un sentimento di gioia per la felicità di un caro amico che si è sposato o essere grati a noi stessi per aver continuato a voler bene a chi ci ha abbandonati. Se la vita non si apre all’altro, la vita è destinata a morire. E voi a chi siete grati? Qualcuno ha saputo esprimere gratitudine nei vostri confronti?

Un quadro di Pierre Auguste Renoir.

Dott.ssa Mariacandida Mazzilli
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli