Psicologia
Donna

CHIUDERSI


Chiudersi non è bene, non è una cosa saggia, lo sanno tutti. Quando quella chiave forza la serratura del nostro cuore diventiamo impotenti e ci dimentichiamo come si fa ad aprire quella porta. Anzi...meglio non riaprirla più. Perchè? Troppe delusioni, tradimenti, lutti, separazioni, avvenimenti dolorosi, senso di abbandono ci riempiono a tal punto da non riuscire più a respirare, soffochiamo. Chiudersi rimane l'unica soluzione per sopravvivere. Laddove ci si chiude non si ha più voglia di fare le cose che si facevano prima, frequentare le persone si rivela noioso, parlare diviene qualcosa di insopportabile e poi di cosa parlare? Cosa condividere e con chi? Nessuno sembra essere in grado di custodire i nostri pensieri e le nostre emozioni! Allora teniamoci tutto dentro, facciamo indigestione di quella tormentosa sofferenza che stiamo vivendo e...via tutti!!! Con questo atteggiamento rischiamo di rimanere imprigionati dentro noi stessi....quando la sofferenza emotiva non viene raccontata si impossessa di noi e noi diventiamo quella sofferenza. Chiudendoci ci preoccupiamo di scoraggiare il dolore ignorandolo e non ci rendiamo conto che una parte di noi sta urlando da tempo che vuole essere ascoltata. Mi torna in mente un bellissimo romanzo:“L'Eleganza del Riccio” di Muriel Barbery la protagonista della storia Renè, una donna di 54 anni, portinaia in un palazzo elegante, vedova, brutta,grassottella, ignorante si chiude e tiene lontani gli altri mostrando falsi aspetti di sé. Coltiva la sua immagine con tutti gli stereotipi dei portinai: accende la televisione tutto il giorno, quando parla con gli inquilini del palazzo modifica il suo linguaggio in volgare e povero di contenuti .Ma in realtà Renè è tutt'altro che rozza. Lei è elegante come un riccio, fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza ma dentro è semplice e raffinata come i ricci, animaletti dolcissimi e molto intelligenti. Ozu, un inquilino del palazzo dove lavora Renè, un signore giapponese di raffinata e sensibile natura, riesce a guardare al di là delle apparenze e smaschera la vera identità di Renè accogliendo la sua anima profonda e colta. Ozu consente così a Renè di girare la chiave e di riaprire la porta del suo cuore, uscendo da un isolamento doloroso e artefatto. Tutti avremmo bisogno di trovare il nostro Ozu personalizzato che ha la capacità di leggerci dentro ma perchè questo accada dovremmo fare qualcosa anche noi per metterci nelle condizioni di essere ascoltati. Piccoli passi verso l'altro per esempio abbandonando la convinzione di essere le uniche vittime sacrificali di un mondo ingiusto. Diventiamo un po' tutti dei ricci quando soffriamo, i nostri aculei segnano una distanza tra noi e il resto del mondo, per ammorbidirci basterebbe rendersi conto che anche gli altri abbiano, in qualche modo, incontrato una sofferenza proprio come sta succedendo a noi. Nel romanzo anche Ozu ha attraversato un profondo dolore prima di stringere amicizia con Renè.



  Dott.ssa Mariacandida Mazzilli







Un quadro di Edward Hopper







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Dott.ssa Mariacandida Mazzilli