Psicologia
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QUANDO LUI E' UN "BUGIARDO PATOLOGICO"

Esiste davvero una 'sindrome del bugiardo?

Chi racconta una bugia è quasi sempre mosso da una tattica, un piano strategico che tende verso un
obiettivo, un fine. La bugia non è quasi mai fine a se stessa. E' una strategia che, nelle attese di chi la
adotta, permette di ottenere qualcosa in più rispetto alla "verità". E' un comportamento che
garantirebbe la "sopravvivenza", socialmente utile perché consente di avere buone relazioni con tutti,
ricavarne vantaggi sul lavoro, schivare le responsabilità, sottrarsi a controlli o critiche. A volte si è
portati ad inventare frottole per non arrecare dispiaceri ai propri cari, le classiche "bugie a fin di bene".
Ma a volte, al contrario, la verità scagliata violentemente sul proprio partner potrebbe rivelarsi solo un
atteggiamento aggressivo, agito al solo scopo di colpire l'altro: svelare una infedeltà di poco conto
potrebbe essere utile solamente per svincolarsi dai sensi di colpa e catapultarli sul proprio compagno.
Conservare un segreto può anche voler dire essere autonomi, adulti: le persone mature sanno anche
fingere, i bambini hanno la tendenza a raccontare tutto alla mamma. In ogni caso l'importante è che la
bugia rimanga un episodio singolo altrimenti potrebbe diventare una giustificazione per creare interi
castelli in aria, storie parallele, doppie vite. Inganni senza fine dove, credendo di imbrogliare gli altri, si
finisce con il tradire se stessi. Recitare ruoli o personaggi lontani dal nostro modo di essere,
affezionarsi ad un scenario inventato ad hoc per farci accettare dagli altri o per garantire la
sopravvivenza della nostra autostima.
Nella letteratura clinica in realtà non esiste una vera e propria "sindrome del bugiardo" (o come è
chiamata da molti "sindrome di pinocchio") ma certamente la tendenza a dire bugie è un aspetto
predominante di alcune tipologie di personalità come quella narcisista o addirittura quella deviante.
Prendere in prestito il personaggio di Pinocchio attraverso la metafora della sua storia ci può essere
utile per meglio identificare coloro che hanno una forte tendenza a raccontare bugie. Pinocchio è un
burattino di legno che vuole diventare un bravo ragazzo (in carne ed ossa), cerca di essere adulto o
meglio finge di essere grande ma in realtà si comporta come un bambino (a differenza del
personaggio di Peter Pan che invece ha scelto di rimanere bambino). Nella fiaba Pinocchio si
ripromette di ascoltare papà Geppetto e la Fatina (che potremmo metaforicamente assimilare alla
mamma) ma purtroppo i suoi desideri lo spingono sempre ad agire impulsivamente e a non
preoccuparsi delle conseguenze delle sue azioni ("fa spallucce"): non è un caso che il paese dei
balocchi si riveli una grande fregatura.
Nella prima parte della storia il Grillo parlante (il genitore interiorizzato) viene schiacciato con una
martellata. Quante promesse, a se stesso e agli adulti, di diventare giudizioso e bravo! Pinocchio, così
come Peter Pan ha una grande voglia di vivere, entusiasmo, curiosità, creatività da vendere in
opposizione al mondo degli adulti tutto improntato alla ricerca del successo, del denaro e dei beni
materiali. L'uomo "Pinocchio", così come il burattino, rimane infantile, senza la capacità di integrare la
propria personalità con la difficoltà a mantenere i propri impegni, a prendersi le proprie responsabilità,
con la forte tendenza a dire continue bugie per non affrontare la propria realtà.

Perché un uomo può arrivare a costruire la propria esistenza sulle bugie?

La favola di Collodi si conclude con la raggiunta maturità del burattino: diviene un ragazzino
assennato, studia, salva il suo papà dalla balena ed in seguito si occupa di lui, grato per tutto il bene
che le due figure adulte importanti (Geppetto e la Fatina) gli hanno donato. Il bambino si evolve
psichicamente e diviene quindi un adulto. Ma perché molti bambini rimangono "troppo infantili"come
era Pinocchio nella prima parte della sua storia? Perché in alcuni uomini non avviene la
trasformazione, la crescita psichica e rimane quella fastidiosa tendenza a raccontarsi e raccontare
frottole dando di sé una immagine non autentica? Tutto quello che siamo o diventiamo ha
necessariamente a che fare con i nostri rapporti affettivi del periodo infantile, non si possono ignorare
i vissuti interiorizzati attraverso i rapporti con le figure di riferimento. A volte i bambini possono
interiorizzare uno scambio affettivo arido con i propri genitori, poco sostegno, poca vicinanza fisica,
incapacità di contenimento, trascuratezza, assenza, a volte addirittura aggressività e poco
riconoscimento della propria individualità. La dolorosa angoscia per la frustrazione e la trascuratezza
dei genitori, porta questi bambini a cercare il modo di "caversela" da soli, tentando disperatamente di
provvedere ai propri bisogni che però, il più delle volte, vengono soffocati, manipolati, stravolti.
Grande disorientamento e confusione che spinge il bambino prima e l'adulto poi a recitare una parte,
un copione attraverso il quale "compiacere" i genitori proprio per essere accettati. E' una trama che si
ripete tutta la vita all'interno della quale si ha la tendenza a non essere se stessi, a manipolare
continuamente il rapporto con se stessi e con gli altri, allontanando il sano desiderio di costruire la
propria intimità. Perché? Troppo intense sono le paure e le sofferenze infantili, tanto da voler evitare di
riviverle, si predilige così un atteggiamento efficace come quello di manipolare gli altri in modo da
allontanare il rischio che si possa ripresentare l'antico scenario vissuto con i propri genitori! La
maggior parte di quei pazienti che hanno subito maltrattamenti in famiglia, descrive i genitori come
persone amorevoli ed affettuose, sì esigenti, ma sempre preoccupati per i loro figli. La realtà viene
come alterata, negata forse perché troppo dolorosa e difficile da tollerare. Una sorta di autoinganno, di
vera e propria assenza di consapevolezza. Vivere illudendosi e vivere illudendo gli altri può essere
strettamente connesso.

Come riconoscere un bugiardo patologico?

L'uomo-Pinocchio ha una grande necessità di mantenere alta la sua autostima ad ogni costo
attraverso conferme continue della sua abilità nel controllare gli altri, ha una grande difficoltà nel
comprendere di avere bisogno di aiuto e soprattutto nel chiedere aiuto, forse l'unica occasione che
potrebbe spingerlo a chiedere aiuto è l'esperienza di abbandoni inaspettati che lo costringono a
rimanere solo. Dopo una menzogna si pente momentaneamente, ma ciò non è mai seguito da un reale
cambiamento. E' raro che viva sensi di colpa e vergogna, c'è una forte tendenza a colpevolizzare chi
lo accusa, il comportamento che lo contraddistingue è impulsivo, con una inclinazione a vivere l'
"attimo fuggente". E naturalmente ha una grande difficoltà a progettare e a mantenere dei programmi
costruttivi. L'uomo- Pinocchio è bravissimo a trarre il proprio vantaggio nel rapporto con gli altri, con
grande maestria tiene lontano il prossimo, disprezzandolo e mettendolo in una posizione di inferiorità:
perchè questo accada è costretto a circondarsi di persone che, pur di sentirsi importanti,
(generalmente per risolvere un proprio senso di inadeguatezza) hanno la tendenza a "volerlo salvare"
a tutti i costi. Pinocchio esiste solo insieme alla Fatina che lo salva. Le mogli e le fidanzate dei
"pinocchi"sopportano rassegnate le birbanterie e le frottole dei loro compagni che, con un
atteggiamento da veri bambinoni, una volta scoperti, piangono e fanno i capricci fino a quando arriva
puntuale il perdono che dà loro il "permesso" di intraprendere di nuovo la strada delle bugie. La
maggior parte di queste donne "salvatrici" fanno finta di credere alle scuse e alle promesse ma
rimangono aggrappate alla propria paura di essere abbandonate e di rimanere sole tanto da
sopportare il costo di essere manipolate e ingannate. La maggior parte di queste donne vive proprio il
timore di far male all'altro abbandonandolo.
Le Fatine per eccellenza sono donne che tendono, per natura, a negare l'evidenza dei comportamenti
trasgressivi altrui. Le contraddistingue un grande spirito di sacrificio e il desiderio di riscattare gli altri.
Poca autostima e quindi una consequenziale tendenza a pensare prima e soprattutto agli altri che a se
stesse.

Come comportarsi se ci si trova nella situazione di avere un partner che soffre di questa condizione?

Sicuramente una domanda fondamentale da porsi è come mai si continuano a subire le continue
umiliazioni delle false promesse del compagno. Anche se è una impresa difficile, bisogna provare a
smettere di credere alle autocommiserazioni di Pinocchio, dare delle scadenze effettive rispetto alle
aspettative riguardo il comportamento interpersonale. A volte si può scoprire che una separazione sia
la soluzione migliore. Cominciare a pensare di fare un percorso psicoterapeutico per comprendere i
motivi di tanta dedizione e soprattutto per evitare che il proprio atteggiamento masochistico si ripeta
all'infinito, procurandosi ferite continue e una vita priva di complicità emotiva e intimità, e quindi non
autentica, nascondendo anche a se stesse il vero sé.

Si può guarire da questa condizione?

Cambiare significa innanzitutto rendersi conto che si sta recitando un copione, che non si è se stessi
e l'uomo Pinocchio, per la sua natura, non è certo agevolato in questa coraggiosa rivoluzione
interiore. Forse l'unica possibilità che potrebbe aprire loro uno spiraglio è l'essere abbandonati,
trovarsi completamente soli con la mancata possibilità di "utilizzare" le donne. Potrebbe essere
determinante il fatto che la donna non perdoni più Pinocchio quando fa delle marachelle specialmente
se sono continue e senza speranza. Il cambiamento dell'uomo potrebbe essere vantaggioso solo se è
interiore, profondo, dovrebbe legarsi alla perdita definitiva della tendenza a ricavare dei vantaggi
attraverso le menzogne e le manipolazioni. Cambiare è possibile, almeno in potenza, bisogna trovare
però la chiave giusta. Non esiste una regola uguale per tutti, e comunque è necessario interrogarsi sul
senso di quello che si sta vivendo. La psicoterapia può essere un grande aiuto anche se i
pazienti-Pinocchio che bussano alla porta dello psicoterapeuta sono coloro che sono stati
ripetutamente abbandonati o anche traditi. A volte qualcuno sperimenta qualcosa che si avvicina
all'esperienza del panico o a quella della depressione. Numerosi sono i giocatori d'azzardo o gli
alcolisti.

Si tratta di una condizione che riguarda maggiormente gli uomini o le donne?

Un numero assai consistente di uomini vive vite parallele. Spesso uomini sposati mantengono per
anni relazioni extraconiugali che sembrano non intaccare minimamente la loro convinzione a vivere in
famiglia nel ruolo stabile di mariti e padri. Si muovono come se niente fosse da un contesto all'altro in
palese incompatibilità affettiva, pur tuttavia, senza tormenti e dubbi. Dichiarano il loro amore per la
moglie (madre dei loro figli) e poi contemporaneamente la tradiscono senza titubanza. Dividersi in
storie parallele è molto comune tra gli uomini- Pinocchio che, per un eccesso di predisposizione
narcisistica vivono il piacere "speciale" e l'onore di sentirsi al centro dello scenario affettivo di più
donne, moltiplicando occasioni di appagamento e di consenso femminile. Non sentono la necessità di
fare una scelta. In generale l'uomo non ambisce all'esclusività o alla totale condivisione nel rapporto di
coppia (tendenza questa squisitamente femminile) la suddivisione della loro affettività non li fa sentire
frammentati o disorientati. I più comuni disagi sono relativi alla difficoltà di tenere in piedi castelli
enormi di bugie e cercare sempre la credibilità per non farsi scoprire dalle rispettive compagne. Anzi,
nella maggior parte dei casi, sentono di mentire per una buona causa, cercando di tutelare integrità
della propria immagine. E' difficile, per questa tipologia di uomini, rendersi conto dei bisogni affettivi
delle persone che li circondano. Le donne, rispetto agli uomini, riescono più facilmente a chiudere un
rapporto prima di dare vita ad un altro: forse sono più predisposte ad interrompere quando sentono di
potersi fidare del nuovo partner e di poter contare sul suo attaccamento. Generalmente sono le donne
a doversi contendere l'amore di un uomo. Appena c'è l'occasione, le donne sono portate a scegliere
ma raramente lasciano il loro compagno nell'incertezza. L'uomo invece sembra godere nel mettere le
donne in competizione tra loro. Le donne sacrificano più volentieri le loro amicizie in nome dei rapporti
familiari, sono in perenne conflitto interiore che, ancora una volta, le costringe ad una "scelta"rispetto
ad un ambito relazionale rispetto agli altri al quale si consacrano con totale dedizione. L'uomo,
rispetto alla donna, sembra avere bisogno di maggiori e continue conferme di sé attraverso il
rispecchiarsi negli altri, attraverso il rimando dell'immagine tentano disperatamente di costruire
l'integrità e la forza della propria identità. Non possiamo dire con certezza che l'uomo sia, in assoluto,
più menzognero della donna, certo però che, rispetto alla donna più malvolentieri prende posizioni
nette, è portato a fare delle scelte definitive e, affrontare conflitti e ambiguità. Pur di non mettersi in
discussione tenta di restare a galla soprattutto attraverso realtà inventate o taciute.

Dott.ssa Mariacandida Mazzilli
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli