Psicologia
Donna
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli
IL MAL D’AMORE

Sono tanti i pazienti che chiedono aiuto allo psicoterapeuta per poter alleviare una pena
d'amore ma nello stesso tempo non sono disposti a separarsi da quel pensiero intrusivo che
è la causa del loro dolore: l'amato che sfugge. Cominciare un percorso terapeutico con questo
tipo di premesse può sembrare una faccenda illogica e paradossale ma in realtà stiamo entrando
in uno scenario tanto delicato dove le contraddizioni hanno il ruolo principale…si tratta del
mal d'amore, dell'amore impossibile. Ci sono persone che hanno proprio bisogno di vivere storie
d'amore dove si rovinano l'esistenza, si annientano e si consumano. Sono attratti da storie
poco condite da aspetti realistici ma ricche di sfumature fantasticate. Sono individui che,
con grande facilità, nascondono il loro "vero sé", schiacciano la loro vera natura sostituendola
con modi di pensare e comportamenti presi in prestito dai loro stessi genitori o da coloro che
ammirano. A volte possono sembrare troppo accondiscendenti ai desideri degli altri forse per
paura di non essere amati e di non essere rifiutati. Questi pazienti imparano presto a non
esprimere la fragilità dei bisogni affettivi, sembrano convincersi di poter far a meno dell'amore
e dell'accudimento. Vivono come se stessero in una continua attesa di qualcosa che poi non si
realizza mai, qualcosa di impossibile appunto. Attendono che lui lasci finalmente la moglie o che
lei cambi o che finalmente arrivi quel lavoro tanto idealizzato che darà una svolta alla propria
infelicità e insoddisfazione. Dimostrano grande pazienza nell'attesa, prediligono stare in sospensione.
Chi è "sospeso" è come se non vivesse nel presente ma è completamente travolto da un passato che
condiziona prepotentemente il momento attuale. Sono stati bambini non amati, hanno vissuto in
qualche modo il dolore dell'abbandono. Solo chi, da piccolo, ha provato una grande sofferenza
può imparare, da adulto, a sopportarla quando si ripresenta anche per lunghi periodi senza contare
di potersene svincolare e di modificare così la propria sorte. Sono individui affascinati proprio da
chi non ha intenzione di condividere un progetto insieme a loro e la tenacia con la quale tollerano
questo tipo di frustrazione dimostra appunto un legame intenso con un passato angoscioso che avvalora
il loro ruolo nel dramma creato dalle dinamiche familiari. Si tratta di una forte spinta autodistruttiva
che si può leggere anche nei comportamenti di chi è dipendente dall'alcool o dalle droghe o dal gioco.
E' come se si cercasse inconsciamente di punirsi. Quando l'amato sfugge, si allontana, il partner
abbandonato cerca di "avvicinarsi" in tutti i modi e se il tentativo fallisce potrebbe concentrare
tutte le sue energie solo per recuperare l'amore perduto e non interessarsi a nient'altro. Perché il
mal d'amore fa così male? E' proprio nel momento dell'abbandono che si tende a idealizzare l'altro e
a trasformare il proprio sentimento in una passione travolgente rimanendone poi impantanati.
La passione è associata all'impossibilità. Per impossibilità si intende per esempio una relazione dove
è assai difficoltoso incontrarsi, dove è sempre presente la minaccia dell'abbandono, dove la tenerezza
e l'intimità sono vissute a tempo e non nella quotidianità, dove la stima in sé è strettamente vincolata
all'amato del quale si sente il bisogno vitale per esistere. L'amore passionale sembra essere
completamente privo di ogni logica. Gli adolescenti amano un po' con questa stessa modalità:
si invaghiscono dell'altro non per chi è veramente ma per come soddisfa i propri bisogni. Oggi c'è una
tendenza alla velocità, alla fretta in amore e non si investe invece sulla durata del rapporto.
Ci si innamora in brevissimo tempo, spesso si preferisce vivere amori incompleti dove i partner,
seguendo una tendenza tipicamente narcisistica, sono portati a cancellare, dimenticare e sostituire la
storia passata. Si affronta così, con grande superficialità, la separazione. Si assiste a distacchi rapidi,
senza dolore dove si evita di elaborare profondamente quello che è stato, gli errori fatti, ma si cerca di
preparare subito il terreno per scrivere una nuova storia d'amore. Diventa importante allora far nascere
nuove identità per poter relazionarsi con gli altri come se ci si vergognasse di rimanere troppo fedeli a se stessi.
Creare un sé indefinito equivale a sentirsi liberi, affascinare gli altri. Investire in un affetto,
in maniera totalizzante, sembra non interessi più anzi molto probabilmente c'è il rischio che un rapporto
realizzato con queste caratteristiche possa essere vissuto addirittura come pericoloso. Succede a molti di
non provare più attrattiva verso la vita in-comune ma si preferisce convogliare le energie solo per se stessi
costruendo così un'esistenza egoistica e povera di contenuti. Scenario fecondo perché possa nascere l'amore
insicuro, quello che fa male, quello che fa scatenare forti gelosie, tendenza alla vendetta, quella terribile
sensazione di sentirsi annullati, svuotati, svalutati, fatti proprio a pezzi al minimo allontanamento del partner,
alla minima minaccia di abbandono. Entrambi i partner hanno una importante responsabilità nella costruzione di
questo tipo di rapporto, tutti e due, anche se in maniera differente, sentono la necessità di essere appagati
dall'altro, tutto il resto conta poco. Quando si assiste alla rottura di un amore passionale il dolore tocca
livelli altissimi: disperazione, disorientamento. Non si riesce a fare a meno dell'amato e si manifesta, in
chi soffre, una reazione tipica delle crisi di astinenza in cui il sentimento per colui che si è allontanato
diviene come una droga che non soddisfa mai il proprio bisogno d'amore. E' importante accettare la realtà,
accettare che l'altro abbia deciso di interrompere il rapporto e convincersi che nessun comportamento messo in
atto strategicamente possa, come per magia, riportare l'altro a sè, ricondurre la situazione a come era prima.
Un ottimo sollievo al dolore potrebbe essere il trovare amici disposti ad ascoltare, ad accogliere la sofferenza
senza giudicare, senza la presunzione di azzardare interpretazioni personali sulla dinamica della rottura magari
esaltando le qualità di chi è stato lasciato e sottolineando i difetti di chi ha abbandonato. Ognuno si dovrà
impegnare a ripercorrere punti salienti della propria storia, farsi delle domande e cercare, con il tempo, di
capire perché si è scelto proprio quel partner che stimolava così tanto malessere anche durante il corso della
relazione. A volte la ferita può tramutarsi in depressione, insonnia, continui sbalzi di umore, in questo caso
diventa necessario sforzarsi di superare la vergogna e di chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta. Il dolore libero
di esprimersi, se viene elaborato profondamente, può portare ad un miglioramento di sé.


                                                                                            Dott.ssa Mariacandida Mazzilli