Psicologia
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Dott.ssa Mariacandida Mazzilli
OROSCOPI, SUPERSTIZIONI, PROFEZIE E CREDULITA'
POPOLARE

L'oroscopo continua ad essere la rubrica più letta su quotidiani, settimanali, mensili, su
internet... perché c'è questo bisogno di credere all'oroscopo, o quantomeno di leggerlo
(per poi magari dire lo leggo ma non ci credo...)?


"So che non è vero ma ci credo". E' spesso questo l'atteggiamento di chi non sa fare a
meno di leggere il proprio oroscopo prima di un esame o un appuntamento importante.
Dare rilevanza a qualcosa di "soprannaturale" protegge dalla paura dell'ignoto, come se
credere che ci sia una forza misteriosa a dominare gli eventi rendesse più facile tenere a
bada l'ansia e tutte le angosce legate alle preoccupazioni. L'oroscopo studia la posizione
degli astri al momento della nascita di una persona e nei vari periodi dell'anno, allo scopo
di delinearne la personalità e, soprattutto, prevedere il futuro. E così esistono oroscopi
quotidiani, mensili, annuali o "personalizzati" (che sembrerebbero elaborati apposta per
noi). Riconoscersi nei tratti "specifici" di un segno zodiacale (colore preferito, sfumature
caratteriali, affinità con altri segni o con elementi come acqua, aria, terra, fuoco) può
aiutare a sentirsi più sicuri, a provare un senso di appartenenza e di identificazione. E
anche se il buon senso suggerisce che l'impulsività non può certo considerarsi
prerogativa esclusiva dell'Ariete, i nati sotto quel segno riconosceranno in sé quel tratto
caratteriale (così come i nati sotto il segno della Bilancia tenderanno probabilmente a
sottolineare il proprio inflessibile senso di giustizia…).
Le personalità sono come tavolozze che raccolgono tutti i colori: ciò che distingue l'una
dall'altra è la prevalenza di un colore o di un altro e le mille sfumature.
Basta accostarsi con un minimo di ragionevolezza alla lettura dei tanti oroscopi che
riempiono le pagine dei rotocalchi, o le trasmissioni televisive, per rendersi conto
dell'assoluta genericità delle previsioni, o magari della totale discrepanza da giornale a
giornale. Ma per molte persone è difficile riuscire a leggere l'oroscopo in modo neutrale,
predisposte come sono a interpretarlo adattandolo a ciò che stanno vivendo, o a ciò che
desidererebbero vivere. Tutti gli elementi palesemente "estranei" vengono allontanati,
filtrati.
In realtà non troveremo mai un oroscopo in grado di dirci se passeremo un esame o se
domani saremo licenziati dal posto di lavoro. Più probabilmente la previsione consisterà in
una generica promessa di "miglioramento" nel campo lavorativo, o magari in una
raccomandazione a stare attenti alla salute o nella promessa di qualche entusiasmante
novità imminente. In quest'ultimo caso l'oroscopo può avere la stessa funzione di una
favola raccontata a un bambino: addolcisce i sogni e li colora di speranza.


L'oroscopo viene letto, in maniera più o meno uguale, da persone di diversa estrazione
sociale, livello di istruzione, età, almeno così sembra. È possibile tracciare un profilo della
persona che è più predisposta a credere negli oroscopi rispetto a chi nell'oroscopo non ci
crede?


Ci sono lati dell'identità che rifiutano di ricorrere esclusivamente alla razionalità e alla
ragione. Sono aspetti del carattere che preferiscono il contatto con l'irrazionale, con la
dimensione onirica, spirituale o divina. Sin dall'antichità si interrogavano dei, oracoli o astri
per conoscere il momento giusto per coltivare la terra o per affrontare una battaglia.
Affidarsi al soprannaturale può rappresentare una protezione dalla paura di ciò che non
conosciamo: è un sollievo pensare di poter dare in questo modo un senso a tutto ciò che
accade. Ma il rischio è divenirne prigionieri, allontanarsi dalla realtà e sentirsi
"deresponsabilizzati". Nel delineare il profilo del tipico "appassionato" di oroscopi, più
che distinzioni di natura economica o sociale, può rilevare il particolare momento della vita
attraversato in un certo periodo. Pene d'amore, problemi finanziari e malattie sono dolori
che alcuni affrontano contando sulle proprie forze, interrogando se stessi, stimolando la
capacità di conoscersi (l'unico strumento che offre qualche possibilità di leggere nel
proprio futuro). Altri preferiscono interrogare le stelle o le carte per cercare una via d'uscita
dal dolore. Maghi e cartomanti invadono (purtroppo) i mass media, facendo leva proprio
sulla fragilità di questa tipologia di persone. Dunque dobbiamo considerare la pagina
dell'oroscopo solo carta straccia? No, se la lettura diventa un sano pretesto per
sdrammatizzare o giocare insieme agli amici, fantasticando sull'avvenire.


Ultima domanda. Con una certa regolarità viene annunciata la fine del mondo, e molti ci
credono, anzi sembra quasi ci sia un piacere nel credere ad eventualità tanto disastrose.
Adesso si parla del 2012. anche qui, perché la gente è così propensa a credere a questo
tipo di previsioni?


Le profezie apocalittiche hanno da sempre affascinato l'uomo. Di fronte ad esse si è
costretti a prendere più che mai coscienza della propria impotenza e della precarietà
dell'esistenza e così, paradossalmente, parlare della fine del mondo in una data ben
precisa, può addirittura aiutare a governare le proprie paure. L'infinito, l'eternità, il senso
del caos, possono terrorizzare e l'idea di una "fine" prevista può contribuire a dare ordine
e un senso di compiutezza, raccogliendo tutte le angosce in un unico punto.
Pensare alla fine di qualcosa però ci rimanda anche ad un altro pensiero profondo: la
paura della morte. La perdita di una persona cara può far sprofondare in un'angoscia
dolorosa, nella convinzione di non poter mai più vivere senza l'altro. L'idea del proprio
crollo personale può associarsi facilmente a quella del crollo di tutto ciò che è intorno.
Sono sensazioni forti che vengono poi smentite dall'elaborazione del lutto, in grado di
mettere in moto il meccanismo della sopravvivenza senza l'altro. Nei pensieri di chi è
attratto da presagi apocalittici spunta sempre, prima o poi, l'idea di poter, in qualche modo,
sopravvivere alla catastrofe.
Pensare all'Apocalisse potrebbe celare anche un desiderio di cambiamento, una sorta di
"soluzione definitiva" dalla quale potrà scaturire un mondo nuovo, più armonioso, in
grado di sostituirsi a quello attuale e a una realtà fatta di delusione e stanchezza. Il
cambiamento può far paura, può essere molto difficile da attuare: pensieri grandi,
catastrofici, possono rappresentare per la mente un catalizzatore di energie. E a pensarci
bene spesso i cambiamenti più profondi nella vita avvengono proprio in seguito a
"terremoti" interni (come un attacco di panico o la fine di una relazione).



Dott.ssa Mariacandida Mazzilli