Psicologia
Donna
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli


Il tatuaggio non ha solo un significato 'estetico', fa parte della cultura dell'uomo da
millenni. Che significato ha, dal punto di vista psicologico, il fatto di farsi tatuare immagini
o simboli, o parole, sul corpo?

Nella nostra società l'immagine ha un ruolo fondamentale e il corpo diventa il centro di
molteplici attenzioni. Si parla molto di educazione alimentare, di mantenimento della forma
fisica attraverso lo sport, di utilizzo di farmaci e prodotti di bellezza, di chirurgia estetica.
Attraverso il "corpo esibito" si cerca di sedurre, le relazioni spesso si costruiscono
proprio sul guardare ed essere guardati. Il tatuaggio diviene così un mezzo con il quale
identificare se stessi o segnare la propria appartenenza ad un gruppo, far parlare di sé,
scoprendo qualcosa di intimo che altrimenti si esprimerebbe con maggiore difficoltà.
Essere capaci di "imprimere" sul corpo la propria interiorità aiuta a distinguersi dagli altri,
a sottolineare a livello visivo la propria diversità e il desiderio di essere unici. Si può così
raccontare agli altri quello che si è senza bisogno di parole: la comunicazione per
immagine sembra più immediata di quella che utilizza il canale del pensiero e
dell'introspezione. Farsi tatuare può essere anche una esperienza di dolore, specialmente
in quelle zone del corpo più sensibili, una sorta di prova di coraggio che accresce il valore
del simbolo, arricchendolo di altri significati. Tatuarsi è oggi esperienza molto comune,
imprimere sulla pelle figure e colori indelebili porta con sé il fascino e l'eccitazione di una
piccola trasgressione. Inoltre va considerato anche il senso di integrazione sociale,
quando un tatuaggio può significare "assomigliarsi", adeguarsi a mode o codici
comportamentali, sentirsi meno soli.



Sempre più adolescenti vogliono un tatuaggio. In questo caso il fenomeno dell'imitazione
gioca un ruolo importante, oppure ci sono altre motivazioni, legate al contesto sociale in
cui viviamo, e all'età del soggetto, che determinano questo desiderio?


Gli adolescenti hanno bisogno di creare una modalità comunicativa che, se da un lato
porta inevitabilmente con sé l'impronta della famiglia d'origine, dall'altro cerca di porsi
come alternativa ad essa. La personalità dei giovani, infatti, tende ad essere "omologata",
solo con il tempo e la maturazione diventerà "individuale". I ragazzi hanno bisogno di
sentirsi parte di qualcosa e il tatuaggio può mettere in risalto questa identità collettiva. Un
disegno sulla pelle serve anche a testimoniare che il proprio corpo è sessuato, adulto, è
pronto per comunicare speranze e ideali, esprimere conflittualità. A volte diventa la via
preferenziale per esprimere un messaggio di protesta contro qualcosa o qualcuno e in
questi casi si porta dietro una richiesta d'aiuto. In questo modo si possono esprimere
visivamente contenuti profondi che solo in una fase successiva si potranno trasformare in
contenuti mentali e verbali. Per questo motivo è molto importante che gli adulti, i genitori,
le figure di riferimento, si sforzino di interpretare questi messaggi in codice, non
sottovalutando l'eventuale richiesta di aiuto e la sofferenza che potrebbero contenere. E'
con l'esperienza di questi vissuti che l'adolescente impara a conoscere se stesso.
E i tempi cambiano. Una volta i ragazzi si facevano il tatuaggio di nascosto, contro la
volontà dei genitori, oggi può capitare che vadano a tatuarsi accompagnati dal genitore
stesso, che decide magari di farsi tatuare anche lui.
Molti genitori, quando i figli diventano adolescenti, rivivono la loro giovinezza e
contemporaneamente prendono coscienza del tempo che scorre, della vecchiaia più
vicina. Non è raro per loro provare qualcosa che assomiglia all'invidia, non sempre
consapevole, verso i figli: paura di aver perso irrimediabilmente qualcosa. Si può attivare
così un processo di regressione e molti genitori tendono ad adottare comportamenti simili
a quelli dei figli.
E' ovvio che non ci sarebbe niente di male a seguire la moda, a farsi un tatuaggio ecc., ma
l'importante è non perdere mai il ruolo di guida per un figlio, il quale potrebbe trovarsi in
quel caso invischiato in un deleterio gioco di scambio di ruoli, diventando lui stesso
"genitore" del proprio genitore.



Che consiglio dare ad un figlio adolescente che vuole farsi un tatuaggio?

Vietare categoricamente al proprio figlio di farsi un tatuaggio potrebbe essere vissuto dal
ragazzo come una ingiustizia e come una limitazione al bisogno di essere e di esprimersi.
E' importante che lui abbia ben chiari alcuni concetti. Innanzitutto il tatuaggio è qualcosa
che rimarrà "per sempre" ed è lecito domandarsi se, con il tempo, quel simbolo continuerà
a rappresentarlo. Rimuovere un tatuaggio è operazione delicata e può presentare problemi
di varia natura. E' inoltre importante renderli consapevoli dei rischi di malattie legate a
procedure non corrette dal punto di vista igienico sanitario e che è necessario
eventualmente rivolgersi a professionisti seri.



Dal semplice tatuaggio si passa (non tutti per fortuna) a situazioni estreme, in cui il corpo
intero - viso compreso - può essere ricoperto di tatuaggi. In questi casi si tratta ancora di
un bisogno di esprimersi o iniziamo ad entrare nel campo del patologico?

La pelle avvolge il corpo proteggendo tutto quello che è "all'interno" da quello che è
"fuori" di noi. E' la nostra buccia e, perché assolva al meglio il suo compito di sostegno, ha
bisogno di cure. Simbolicamente, ricoprirla, foderarla tutta per intero, fa pensare a una
pelle che respira con difficoltà. Ma cosa si potrebbe voler comunicare tatuandosi
completamente? Sembrerebbe un bisogno di "cambiare pelle", come a dire "non mi
piaccio, voglio essere diverso da come sono". Coprirsi completamente potrebbe essere
un tentativo di disorientare l'altro, allontanarlo nascondendosi dietro una barriera di
sicurezza, minacciosa e apparentemente eccessiva.
Ma è importante non generalizzare e non giudicare: anche in questo caso possono
entrare in gioco mode, codici di appartenenza a gruppi, etc. Ognuno può scegliere il
canale e la modalità di comunicazione che preferisce e che lo fa stare bene.



Concludiamo con una domanda complicata. È possibile per uno psicologo interpretare
alcune caratteristiche della personalità della persona che ha di fronte partendo (anche) dai
suoi tatuaggi? Cosa racconta di una persona il suo tatuaggio?


Per gli adolescenti, il tatuaggio può essere un modo per affermare una personalità ancora
in via di costruzione. Per un adulto, che invece possiede una personalità più strutturata, la
scelta risponde al desiderio di fermare il tempo ad un momento della vita in cui è ancora
possibile trasgredire.
Tanti si tatuano per fissare un evento, un nome importante. Potremmo domandarci il
significato particolare di tatuaggi molto speciali (un nome, una data): perché fissarli sul
corpo?
E' un po' come se si avesse paura che quel nome o quel ricordo possa essere in qualche
modo dimenticato, rimosso. L'esigenza di segnare indelebilmente sul corpo ciò che
dovrebbe essere impresso nella mente potrebbe far pensare anche a una difficoltà a
comunicare profondamente con se stessi.
Probabilmente anche la zona del corpo prescelta per imprimere un tatuaggio cela un suo
significato. Quando l'area è molto visibile viene da pensare che la persona in questione
abbia voluto "gridare" un messaggio e desideri farlo conoscere a tutti. Se lo spazio
dedicato al tatuaggio invece è di ridotte dimensioni, o collocato in una zona più nascosta,
probabilmente l'intenzione è di parlare di quell'aspetto di sé solo nell'intimità. In ogni caso
è importante chiarire che per uno psicoterapeuta tutte queste sono solo ipotesi, pure
astrazioni, un gioco di interpretazioni che presenta enormi limiti: non è possibile
conoscere una persona solo da un segno sul suo corpo.



Dott.ssa Mariacandida Mazzilli
I TATUAGGI E IL LORO SIGNIFICATO