Psicologia
Donna
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli

LUI NON E' QUELLO GIUSTO MA…

Perché alcune persone si innamorano sempre delle persone sbagliate? E
perché anche quando capiscono che il partner non è quello giusto
continuano a stare con lui?


Ogni rapporto sentimentale sembrerebbe nascere da una serie di coincidenze fortuite: concatenazioni
di eventi casuali, percorsi che inaspettatamente convergono. Ma Freud affermava qualcosa su sui
sarebbe bene riflettere: "trovare l'oggetto del desiderio, in realtà, vuol dire solo ritrovarlo". Come a dire
che ognuno sarebbe già predisposto, a livello inconscio, ad un certo incontro, a ritrovare cioè il
proprio oggetto del desiderio. L'innamoramento tende a rimettere in contatto, ad un livello profondo,
col rapporto d'amore vissuto con i propri genitori e ognuno tenderà a riprodurre o, al contrario, ad
evitare, i meccanismi di quella relazione primaria che lo ha segnato profondamente. Può succedere
allora che laddove nell'infanzia le figure genitoriali non siano state interiorizzate come calde ed
empatiche, nella vita adulta la ricerca di un rapporto amoroso dovrà fare i conti con quei vissuti e potrà
tendere verso situazioni difficili o addirittura impossibili. Per esempio ci si può innamorare del ragazzo
della migliore amica, del capo ufficio sposato, o della persona che non ricambia in maniera esclusiva.
Continuare a ricercare storie impossibili può quindi essere il segnale di un desiderio inconscio di non
voler stare completamente "dentro" un rapporto o addirittura di non desiderarlo affatto. Evitare storie
d'amore "reali" (fatte cioè anche di intimità, rispetto, benessere) metterebbe così al riparo dalle
separazioni "reali", in modo da non riaprire l'antica ferita del non essere stati amati sufficientemente.
Alcune donne hanno bisogno di tensioni, difficoltà e sofferenza per poter amare ed è possibile che, in
questi casi, lui non sia realmente amato per quello che è, ma come ricettacolo di proiezioni ideali: una
creatura che si vorrebbe plasmare secondo i propri modelli interiori, secondo i propri bisogni. E non è
raro il caso in cui, quando l'uomo sposato accenna all'imminente separazione dalla moglie (e diviene
quindi realistica la possibilità di vivere finalmente un rapporto alla luce del sole) sia proprio la donna a
tirarsi indietro.
Altra situazione tipica è quella della donna che si dedica totalmente all'uomo, lo cura, lo accudisce con
atteggiamento dipendente e sottomesso, nonostante questi continui a manifestare il desiderio di
allontanarsi. Senz'altro in questi casi può esserci una inconscia soddisfazione nel giocare quel ruolo
protettivo, quasi materno, ma spesso vi è una sofferenza profonda e una bassa autostima: lei non si
sente "degna" di essere amata, e pensa di poter essere importante agli occhi di lui perché lo cura, lo
soccorre. Alla base vi è la paura di essere abbandonate che comporta l'attaccamento morboso a
qualcuno che si finisce con il ritenere indispensabile per la propria sopravvivenza.
Alla base della sorprendente costanza con la quale amori sofferti e insoddisfacenti si succedono nella
vita di una donna, si nasconde spesso un trauma infantile. Una donna trascurata o abbandonata dalla
figura paterna in tenera età, potrebbe essere attratta da uomini che in qualche modo riproducano
quegli atteggiamenti. Il motore di tutto è il disamore di sé, la sfiducia nel proprio valore, nelle proprie
capacità, per paura di non essere amata: la donna è disposta ad accettare qualsiasi cosa dall'uomo
che ha scelto in cambio di qualche minima rassicurazione. E' facile così diventare dipendenti dal
giudizio di lui, dalla sua affettuosità, dai suoi umori. Maggiore sarà la ricerca di rassicurazioni, più
frequenti saranno le fughe di lui e, proprio per impedire questa fuga, lei si adatterà a fargli da
infermiera, da madre, da confidente, da serva, etc. Sono queste le donne che più di altre
desidererebbero cambiare il proprio partner, che tendono a controllarlo, costantemente accompagnate
da un latente senso di fallimento del rapporto. L'attenzione nei suoi confronti è però totale, anche
quando parlano di lui ad altre persone cercando di sottolinearne i difetti e di ridicolizzarlo: più lei cerca
di parlarne male, più resta invischiata in un perverso meccanismo che continua a relegarla ad un ruolo
di secondo piano, impedendole così di cominciare un dialogo intimo e autentico con se stessa. E per
molte donne diventa così impossibile capire che non si può portare avanti una relazione con un
partner senza aver prima sviluppato una relazione con loro stesse.


Come possiamo capire se è una storia è davvero "sbagliata" o se
invece può servire per traghettarci in un'altra fase della vita?

Spesso le donne si illudono che esista un sentimento d'amore senza condizioni, un amore romantico
che annulli le differenze tra i partner invece di elaborarle nel reciproco adattamento. Ma un amore
idealizzato di questo tipo tenderebbe a cristallizzare il rapporto in una dimensione immobile, come se
non si riuscisse ad accettare l'idea che inevitabilmente il tempo porterà dei cambiamenti nella vita dei
due partner. La presa di coscienza delle diversità (che dovrebbe rappresentare il naturale passaggio
dall'innamoramento alla relazione vera e propria) diventa spesso un momento di divisione, quando ci
si convince, magari erroneamente, di aver scelto un partner "sbagliato". Nella coppia che vuole durare,
l'amore deve trasformarsi continuamente, bisogna prendere coscienza di aspetti reali (sia positivi che
negativi) che esistono in sé e nell'altro e della propria incapacità (e impossibilità) di soddisfare tutte le
aspettative dell'altro. In ogni rapporto esiste ambivalenza (coesistenza tra amore ed odio, alternanza di
attaccamento e di allontanamento), ma spesso, di fronte alle prime crisi o a delle aspettative deluse, ci
si ferma e ci si convince che il partner non va bene per noi. Ogni crisi può essere costruttiva perchè
obbliga a dialogare con se stessi e con la persona che è accanto, può spingere ad indagare sui propri
bisogni, desideri e aspettative così da evitare l'errore di proiettarli sull'altro per poi restare
inevitabilmente delusi. Una coppia che parla molto, che trova compromessi, nella quale i partner
cercano di restare il più possibile veri, autentici, una coppia che non perde la voglia di spiegarsi e di
incontrarsi su un piano intimo per quanto aspri o frequenti siano gli scontri, è probabilmente una
coppia destinata a durare a lungo.


Perché è così difficile, a volte, finire una relazione?

La fine di un rapporto costringe innanzitutto ad affrontare se stessi, a guardare i propri sentimenti
accettandone l'ambivalenza e le contraddizioni. Spesso chi se ne va è il più forte psichicamente, chi
prende l'iniziativa della rottura del rapporto possiede già dentro di sé la forza necessaria per superare
gli inevitabili disagi. Chi viene lasciato prova dei forti sentimenti di rancore per l'ex compagno e
accettare del tutto la separazione sembra impossibile. Subentra un forte desiderio di rivalsa per i torti
subiti e contemporaneamente rimane viva l'illusione che l'altro potrebbe forse ritornare. Non è certo
facile imparare a gestire la propria solitudine e la peggior reazione (purtroppo però anche la più
frequente) è chiudersi in se stessi, colpevolizzarsi, cadere in una crisi di autosvalutazione, credere di
non poter amare o di non poter essere amati più da nessun altro. Tagliare un legame infelice all'interno
del quale mancano intimità,comunicazione, eros (anche se all'inizio questi problemi non vengono
riconosciuti da entrambi i partner) fa paura, certamente disorienta, però, nel vuoto della assenza, può
piano piano aprirsi la strada una rinascita personale, costruita sulla fiducia in sé e sull'importanza dei
legami affettivi. Ciò che siamo nella vita, o ciò che diventiamo, è determinato anche dalle nostre
esperienze di perdita e dal modo in cui le viviamo, le metabolizziamo ed eventualmente le superiamo.
Capire come affrontiamo una separazione ci può aiutare a conoscere meglio anche la nostra
personalità. Dopo una crisi si può scoprire di aver imparato qualcosa in più sulle proprie possibilità e i
propri limiti, possono cambiare punti di vista, e può nascere il bisogno di contatti più autentici fino
all'auspicata sensazione di "rinascita"


Dott.ssa Mariacandida Mazzilli