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LA VERGOGNA |
La vergogna è una emozione intensa ed estremamente multiforme che genera dolore profondo. L'esperienza di vergogna è prettamente legata al vissuto di " aver perso la faccia…aver fatto una brutta figura". La sofferenza coinvolge del tutto la persona ed è associata soprattutto ai rapporti con gli altri, infatti diviene protagonista la percezione, vissuta o immaginata, di essere considerati inferiori alle aspettative degli altri, si è consapevoli cioè di essere osservati in modo profondamente diverso da come si desidererebbe. La vergogna è un affetto penoso proprio perché pregiudica l'immagine di sé rispetto agli altri e improvvisamente si diviene non meritevoli e indegni. E' evidente che le persone fortemente dipendenti dal giudizio esterno sono soggette agli effetti della vergogna, la maggior parte di queste si dedica costantemente al miglioramento delle proprie prestazioni che finiscono per essere sempre riconosciute come inadeguate. Si prova vergogna quando ci si sente troppo esposti al giudizio degli altri ma anche quando si ha l'impressione di essere poco guardati, si ha la convinzione che gli altri non si curano di noi e che addirittura non si accorgono della nostra esistenza. Diviene rilevante allora la profonda esigenza di essere visti, considerati nonostante tutto. Una bassa stima di sé domina lo scenario psichico, si ha la sensazione di essere rifiutati dagli altri ed esclusi dalle comunità. Entrano in gioco gli aspetti ideali della persona ( ciò che si vorrebbe essere) che falliscono lasciando il posto alla vergogna. Importanti sono le sensazioni di autosvalutazione e di impotenza che minacciano la propria identità. Alcuni vivono l' offesa narcisistica come un intollerabile insulto e hanno un comportamento più aggressivo, scaraventando una rabbia vendicativa nei confronti di colui che li ha messi in quella situazione insostenibile. L' affetto della vergogna ha a che fare quindi con l'immagine di sé e soprattutto con la autoconsapevolezza. La gioia, la rabbia e tante altre emozioni risultano di natura differente dalla vergogna o l'imbarazzo perché non sono emozioni autoriferite, non vanno a toccare esclusivamente la consapevolezza di sé e non è in discussione unicamente la valutazione di se stessi nei confronti degli altri e da parte degli altri. Ci si vergogna di vergognarsi e ci si vergogna di aver fatto vergognare qualcuno. Spesso la vergogna viene confusa con il senso di colpa. Il senso di colpa segue la trasgressione e attiva l'angoscia della punizione mentre la vergogna accompagna la percezione di un fallimento totale o parziale della propria dignità e del pericolo dell'abbandono affettivo poiché si diviene immediatamente spregevoli. Il senso di colpa è primitivo, ha a che fare con l'azione, può essere soggetto a riparazione, si mette in discussione il "cosa ho fatto". La vergogna invece ha pochissime possibilità riparative, è considerata uno stato del sé e non il prodotto di un conflitto infatti riguarda l'integrità del sé, le proprie capacità, non ci può essere azione ma si mette in discussione il "come sono". Il senso di colpa richiama il Super Io, la vergogna l'Ideale dell'Io. La vergogna può dimorare in noi solo per pochissimi istanti, appena compare, deve essere allontanata in qualche modo. L' esperienza di vergogna è contraddistinta da espressioni piuttosto contenute, chi sperimenta il sentimento della vergogna sente la necessità di scomparire, di nascondersi. Si evita di guardare gli altri e di incontrare lo sguardo degli altri, il volto appare impassibile, vi è una accelerazione del battito cardiaco, sul viso si espande un rossore che poi è destinato a svanire. Nel bambino piccolo è possibile osservare il fenomeno del rossore solo quando egli ha acquisito la consapevolezza di sé. Ma perché ci si vergogna? L' angoscia da vergogna si manifesta quando si sente il rischio di abbandonare una propria più definita identità per indirizzarsi ad una condizione di maggiore indifferenziazione , di non chiarezza, di abbandono dei propri confini. La vergogna può mostrarsi nel momento in cui si crea una eccessiva riduzione della distanza intersoggettiva tra sé e l'altro e si attivano sensazioni di essere esposti allo sguardo altrui. Il bambino, al settimo, ottavo mese, se una persona si avvicina in modo vigoroso, può abbassare gli occhi, addirittura gridare o piangere. Il piccolo cercherà di nascondersi, di coprire il viso, di alzarsi il vestitino sugli occhi. Il sé si crea attraverso le esperienze intersoggettive, la vergogna ha il compito fondamentale di organizzarlo e conservarlo. La vergogna può essere un regolatore di buona distanza nella relazione anche in senso fisico. Infatti un certo grado di imbarazzo e vergogna regolano lo spazio privato e fungono da segnale quando l'altro è avvertito come "intruso". Nelle persone con deficit di identità e con confini del sé precari, una eccessiva vicinanza intersoggettiva produce la paura di essere invasi. Acute emozioni di vergogna sono collegate inoltre alle esperienze di abuso sessuale. La persona abusata vive una profonda vergogna e ha la percezione dolorosa che la violenza subita abbia alterato completamente la propria immagine di sé. Molte persone sofferenti di forme di psicosi gravi, in particolare quelle con tratti paranoici, vivono la loro condizione come un difetto intollerabile, associato ad una forte vergogna. Nelle dinamiche suicidarie si assiste inoltre ad una violenta disperazione per il proprio non valore e per la vergogna. Nei disturbi dell'alimentazione, si è guidati per lo più dalla vergogna di aver tradito il proprio Ideale anoressico. La vergogna ancora accompagna il sentirsi poco o per niente amati, considerati, apprezzati, fino a sentirsi completamente rifiutati. Spesso questo affetto è subito da quelle persone che credono di poter essere amate o apprezzate solo se ne forniscono i motivi. E' frequente la fantasia dell' "impossibilità" di ricevere amore per il solo fatto di esistere. Vi è un dolore narcisistico legato alla relazione primaria che conserva insufficienti investimenti oggettuali. Può succedere che il bambino non riesca a creare un "attaccamento sufficientemente buono" al corpo materno, così,il bisogno di attaccamento insoddisfatto diviene la base di una ricerca senza fine di un contatto interpersonale e sociale e di appartenenza. Il bambino si separa dalla fusione con la madre e scopre di non essere il solo ad essere vicino alla madre, rivelazione questa che conduce inevitabilmente alla sensazione di non essere l'unico, di essere una parte del tutto, di avere dei limiti. Una madre manchevole o superficiale potrebbe non aiutare il piccolo ad organizzare parti di sé corporee e psichiche, una affettività limitata da parte della figura di riferimento non dà la possibilità al bambino di conoscersi e di accettarsi. La vergogna è complessa, multiforme, ha quindi aspetti positivi e aspetti meno costruttivi per l'individuo. L'incapacità di provare vergogna apre però un mondo interno ancora più arcaico. Esistono dei tratti di perversione del carattere, per esempio, che rendono questi soggetti immuni da sofferenze e da sensazioni come la vergogna e l'imbarazzo. Non c'è consapevolezza del proprio dolore e di quello che si procura agli altri, non c'è un motore interno che garantisce l'integrità del sé e che regola i confini e le dissonanze. |
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Dott.ssa Mariacandida Mazzilli |
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